Mercati emergenti: si tratta di una definizione che ricorre spesso all’interno delle discussioni di economia e geopolitica. Ma di cosa si tratta effettivamente? E perché questi mercati sono considerati importanti? Cerchiamo di capire meglio la questione e i riflessi che essa può comportare per chi cerca buone occasioni di investimento.
Cosa sono i mercati emergenti
Per mercato emergente si intende una economia non ancora del tutto sviluppata, la quale presenta però le caratteristiche in grado di far crescere la sua ricchezza, ovvero il Prodotto Interno Lordo (PIL).
Se la sigla che si usa da lungo per questo genere di Paesi è NIC (Newly Industrializing Countries, ovvero Nazioni di recente industrializzazione) dal 1989 è in uso una definizione quantitativa di queste economie, elaborata dalla Banca Mondiale. In base alla quale per mercato emergente si intende un paese il cui PIL pro capite non supera i 13 mila dollari.
Quali sono le caratteristiche dei mercati emergenti
Se si affronta la questione dei mercati emergenti dal punto di vista dei mercati finanziari, essi sono in grado di offrire notevoli opportunità di ottenere rendimenti elevati. A patto di affrontare un grado di rischio abbastanza elevato, in ragione delle loro volatilità.
Un mercato emergente è caratterizzato dalle seguenti caratteristiche:
- una rapida crescita economica basata di solito sull’esportazione dei suoi prodotti;
- una trasformazione dell’economia, che da uno stadio rurale si avvia ad una fase più votata ai servizi, con una trasformazione dei processi agricoli, un forte impulso industriale e una incipiente urbanizzazione;
- un notevole incremento dei capitali provenienti dall’estero, attirati appunto dalla possibilità di remunerazione offerta da indici di sviluppo elevati che sono tipici di queste economie;
- una forte trasformazione sociale tale da condurre alla riduzione del tasso di povertà e alla nascita di una forte classe media, in grado di consumare.
BRICS, ma non solo
Nel corso degli ultimi decenni, i mercati emergenti sono stati spesso confusi con i BRICS. Si tratta di un acronimo creato nel 2001 dall’ex capo economista di Goldman Sachs, Jim O’Neill, che sta ad indicare Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, che però esclude altri Paesi che hanno tutti i titoli per far parte della categoria.
Sempre a O’Neill si deve poi la sigla MINT (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia), la quale indica a sua volta i Paesi che hanno le maggiori possibilità e potenzialità di sviluppo per il prossimo ventennio. Anche perché attualmente riescono a richiamare quei capitali che sono in fase di uscita proprio dai Paesi BRICS, i quali non sono ritenuti altrettanto promettenti per gli investitori. Perché a loro volta si sono avvicinati allo stadio di economia matura.
Gli indici MSCI e EMBI
Quando intendono investire sui mercati emergenti, i grandi fondi ricorrono a strumenti che possono aiutarli ad individuare le occasioni migliori.
In particolare fanno ricorso a due indici:
- MSCI emerging markets, che va a misurare i rendimenti delle azioni di 24 Paesi emergenti coprendo circa l’85% della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante in ciascuno di essi;
- EMBI, acronimo di Emerging Markets Bond Index, ovvero l’indice obbligazionario dei mercati emergenti, il quale provvede a misurare l’andamento dei titoli di stato internazionali emessi dai paesi dei mercati emergenti, ovvero il debito sovrano.
Perché l’interesse verso i bond dei mercati emergenti
I bond dei mercati emergenti sono guardati con molto interesse dagli investitori. Il motivo è da ricercare nel fatto che hanno un indice di rischio, economico e politico, più alto rispetto a quelli delle economie mature.
Ciò si traduce in rendimenti più alti, ovvero nella possibilità di far fruttare meglio i soldi investiti. Naturalmente spetta agli analisti capire se il rischio può essere corso, oppure è troppo elevato anche in presenza di rendimenti molto elevati.
Cosa sta accadendo ai mercati emergenti?
Naturalmente c’è un’altra domanda che ci si deve porre, in relazione ai mercati emergenti: attualmente costituiscono una buona occasione d’investimento?
La risposta non è semplice, proprio alla luce della situazione innescata dalla pandemia in atto. Se da un lato i mercati emergenti sono penalizzati dalle aggressive politiche di Trump, tese a garantire aziende e lavoratori statunitensi, dall’altro lato potrebbero invece uscire notevolmente rafforzati dal crollo dei prezzi petroliferi e dalle politiche della Federal Reserve, che puntano ad un dollaro debole proprio per favorire le esportazioni. Si tratta quindi di una situazione in cui è difficile fare previsioni a lungo termine.