Il Golden Power è diventato improvvisamente popolare in Italia, soprattutto in quella parte di opinione pubblica che non sembra eccessivamente incline alla retorica dei capitali esteri da attirare nel Belpaese.
Una retorica che nel corso degli ultimi anni si è tradotta nel passaggio in mani straniere di una miriade di marchi nostrani, spesso vere e proprie icone del Made in Italy.
Il tutto, mentre però altri Paesi, evidentemente più avvertiti o semplicemente provvisti di un personale politico più adeguato, continuavano a proteggere il loro apparato produttivo.
Basti vedere quanto fatto dal governo francese quando Fincantieri provò ad acquistare i due terzi dei cantieri navali di Saint-Nazaire. Il Ministro dell’Economia di Parigi, Bruno Le Marie, infatti, di fronte alla prospettiva di perdere un’azienda considerata strategica non ci pensò due volte a nazionalizzare STX, la società che li gestiva. Con grande sorpresa dell’opinione pubblica italiana, ormai persuasa che le nazionalizzazioni non fossero possibili nell’UE.
Cos’è il Golden Power?
Letteralmente, Golden Power nella nostra lingua significa “Potere d’oro”. In parole semplici, rappresenta una sorta di scudo protettivo con cui il nostro esecutivo può impedire il passaggio di aziende reputate strategiche in mano straniera.
La sua origine normativa è da ricercare nel decreto legge 15 marzo 2012 n. 21, il quale si proponeva appunto la difesa di settori chiave del nostro apparato produttivo in un momento in cui l’Italia era sotto attacco della speculazione internazionale.
Perché è stato rispolverato il Golden Power?
Le nazionalizzazioni, come abbiamo visto, sono assolutamente permesse nell’ambito dell’Unione Europea. L’Italia, però, non ha mai utilizzato questo strumento, forse perché considerato inelegante in un mondo sempre più globalizzato. Nel quale era diventato quasi un obbligo richiamare capitale estero.
Anche in questo caso una retorica che ha attraversato il Paese dall’inizio del nuovo millennio, tanto da spingere la politica a propugnare, e mettere in pratica, una serie di riforme tese ad attirare i capitali esteri. Basti pensare alla discussione che ha caratterizzato l’eliminazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, sacrificato anch’esso sull’altare della necessità di eliminare lacci e lacciuoli alla libera impresa.
L’arrivo del coronavirus sul territorio italiano, però, ha praticamente distrutto anni e anni di teorizzazioni. Quando è diventato chiaro che il rischio sempre più concreto nella fase di difficoltà attraversata dal Paese era il trasferimento di interi pezzi dell’economia nazionale in mano straniera, la politica si è improvvisamente resa conto del pericolo incombente.
Rispolverando il Golden Power, con il fine di impedire, appunto, che i fiori all’occhiello del Paese continuassero ad essere acquistati da francesi, tedeschi, statunitensi, cinesi e tutti gli altri intenzionati a mettere le mani sui gioielli del Made in Italy. Un marchio che continua a tirare moltissimo, rappresentando un valore di per sé.
Il Golden Power allargato
Occorre a questo punto ribadirlo: il Golden Power è un istituto già esistente. La sua ratio consiste nella difesa di imprese ritenute strategiche. Come quelle collegate alla difesa, alla sicurezza nazionale, alle telecomunicazioni, all’energia e ai trasporti.
Una definizione che, nelle intenzioni del governo Conte, sarà estesa anche ad altri settori non meno rilevanti. Come l’alimentare, il farmaceutico, il bancario, il sanitario, l’assicurativo e la cyber-sicurezza. Ovvero alle imprese che passando in mano che non siano italiane, potrebbero mettere improvvisamente in crisi il Paese.
Perché è importante il Golden Power
Perché è importante una norma di questo genere? Basti pensare ad esempio alla vicenda che ha visto protagonista l’attuale inquilino della Casa Bianca, Donald Trump.
Il Presidente degli Stati Uniti, infatti, avrebbe offerto una cifra astronomica all’impresa tedesca che sta lavorando al vaccino per il Covid-19. Ricevendo un fermo diniego in risposta. Se però la vicenda fosse andata in maniera diversa, gli Stati Uniti si sarebbero in pratica assicurati un’arma fuori dall’ordinario.
Poniamo per ipotesi che l’impresa fosse stata italiana e che fosse stata sulla buona strada per trovare il vaccino: perché consentirne il passaggio in mano estera e, magari, correre il rischio di non poter utilizzarlo nel nostro Paese?
Perché lo si rispolvera proprio ora?
Il Golden Power è fondamentale. Ma perché si sta pensando di utilizzarlo proprio ora, alla stregua di uno scudo protettivo? Il motivo, secondo molti osservatori, è da ricercare nella grande debolezza del sistema bancario italiano.
Le crisi degli ultimi anni, hanno infatti indebolito fortemente gran parte del sistema. Basti pensare che un ex attore di prima grandezza come il Monte dei Paschi di Siena, oggi potrebbe essere acquistato da una banca straniera per poco più di un miliardo di euro. Come tante altre, che pure hanno una grande massa di liquidità nei propri forzieri.
Per capire meglio questo dato di fatto, basterà ricordare che l’Italia ancora oggi vanta un risparmio privato che ammonta a circa 1800 miliardi di euro. Detenuti proprio dalle banche, che a questa ingente massa possono aggiungere oltre 400 miliardi del debito pubblico tricolore.
Una massa di soldi straordinaria, che potrebbe destare l’appetito ad esempio delle banche francesi o tedesche. Con il risultato che un eventuale passaggio di istituti italiani alle consorelle straniere metterebbe in mano ad esse i soldi degli italiani. I quali andrebbero quasi sicuramente, a quel punto, a finanziare l’apparato produttivo di Paesi concorrenti.
L’utilità di un sistema bancario forte
C’è poi il discorso relativo al fatto che proprio le banche sono il naturale destinatario di gran parte del debito pubblico italiano. Tanto da aver ricordato a chiare lettere, alla politica, che in caso di accettazione del Mes, che imporrebbe una svalutazione dei titoli pubblici per poter accedere agli aiuti, non potrebbero più acquistarli.
Anche in questo caso è evidente il pericolo insito nel passaggio di parte del sistema bancario italiano in mano estera. A quel punto molti dei titoli emessi dovrebbero trovare un nuovo sbocco, sempre più difficile su mercati che paventano un rischio Italia. Ecco perché diventa necessario proteggere il sistema bancario e impedire che possa cadere in mano estera.