Intesa Sanpaolo cederà più filiali a Bper per acquisire Ubi

Intesa Sanpaolo cederà più filiali a Bper per acquisire Ubi

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Dopo la pubblicazione del parere riservato dell’Antitrust sull’acquisizione di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo, ora si cerca di correre ai ripari per impedire che lo stessi diventi una pietra impossibile da rimuovere.
Il punto che sembra in grado di dare una soluzione in tal senso è in particolare quello relativo alla possibilità di livelli di concentrazione troppo alti nel settore che scaturirebbero dall’accordo.

Si lavora per risolvere le criticità

La soluzione che è stata approntata da parte di Intesa Sanpaolo per evitare la bocciatura dell’accordo prevede in pratica un aumento delle filiali destinate a Bper nel quadro del piano che era stato disegnato in precedenza ad integrazione di quello principale.

Se in origine si era accennato ad un numero di filiali comprese tra 400 e 500, ora il numero è stato portato a 532, situate per oltre il 70% nella parte settentrionale del Paese. La cessione delle filiali a Bper prevede peraltro anche una discesa in campo diretta da parte di Unipol, che è il primo azionista della banca emiliana. Il gruppo assicurativo, infatti, andrebbe ad assorbire le attività bancassicurative.

Basterà quanto deciso per convincere l’Antitrust?

Resta ora da capire se quanto è stato deciso da Intesa Sanpaolo possa essere sufficiente per convincere l’autorità di garanzia della concorrenza a concedere il sospirato lasciapassare.
Anche perché la prima ipotesi di cui si era vociferato aveva indicato ben altro numero, per quanto riguarda le filiali da cedere a Bper, ovvero 600.

Va comunque sottolineato come già quattro autorità di vigilanza (Bce, Bankitalia, Consob e Ivass) abbiano da parte loro fornito un parere favorevole all’operazione. L’Antitrust è in pratica la quinta a doverlo fare, nell’ambito di un procedimento farraginoso che rappresenta una conseguenza della riforma voluta da Giulio Tremonti nel 2005 (legge 262) all’indomani delle prodezze dei cosiddetti “furbetti del quartierino”. Una riforma la quale, però, ha istituito un ulteriore livello di controllo che sembra contravvenire alle tante declamazioni sulla necessità di rendere meno complicata la vita alle aziende.

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