Perché (non) basta stampare soldi per uscire dalla povertà?

Perché (non) basta stampare soldi per uscire dalla povertà?

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Stampare soldi per uscire dalla povertà. Si tratta di uno slogan surreale, che ha dato luogo ad un dibattito non meno surreale nel corso degli ultimi anni.

In realtà nessuno si sogna (o perlomeno lo si spera) di pensare che basti stampare denaro per aumentare la ricchezza. Per il semplice motivo che i soldi non costituiscono di per sé una ricchezza. La ricchezza può essere invece ravvisata nei beni, naturalmente quelli delle persone o dei Paesi in cui le stesse vivono. Sono fonti di ricchezza le risorse naturali, le infrastrutture (materiali o meno), la produzione di beni e servizi, gli immobili e altro.

Tutti beni i quali possono poi essere convertiti in denaro. In quantità che può dipendere da vari fattori e la quale rappresenta il valore di scambio al momento in cui avviene la transazione. Come ben sanno i cittadini dei Paesi oberati da tassi di iper-inflazione, è molto meglio avere beni che denaro.

I soldi nel corso della storia

I soldi, quindi, non sono vera ricchezza, bensì una sorta di strumento in grado di rappresentare la quantità di valore impiegata in una qualsiasi transazione. Hanno in pratica sostituito il baratto un tempo praticato negli scambi commerciali e rappresentano di conseguenza il combustibile destinato a far girare il motore economico.

La vera svolta in questa storia, è però avvenuta nell’epoca moderna. Ovvero quando lo Stato ha smesso di emetterli, delegando il compito alle banche centrali. Entità indipendenti, a volte private, chiamate a dare le direttive sulla materia. Sono loro a decidere i tassi di interesse, il livello di inflazione da conseguire e ad emanare tutte le decisioni che devono consentire al sistema monetario di servire al meglio l’economia.

In questo momento, è la BCE a stampare soldi per noi

Chi stampa soldi in questo momento? E’ un quesito che ha una sua ratio in conseguenza di quanto è accaduto in Europa con l’avvento del processo di unificazione in una zona servita da una sola moneta, l’euro.

Un quesito che ha una precisa risposta: a stampare i soldi è la Banca Centrale Europea. Di conseguenza tutte le decisioni fondamentali relative al denaro che circola vengono prese a Francoforte, la città tedesca ove ha sede la BCE.

In pratica i governi nazionali hanno ceduto ad essa la sovranità monetaria e non possono decidere quanto denaro debba essere immesso in circolazione. Lo fa la banca centrale dotata di organismi decisionali i quali vedono in cima alla piramide il governatore. Un ruolo attualmente detenuto da Christine Lagarde. Un ruolo fondamentale, se si pensa che bastano poche parole del governatore per dare una precisa direzione ai mercati.

L’importanza dei titoli di Stato

In questa narrazione, un ruolo altrettanto decisivo è quello spettante ai titoli di Stato. Che sono in pratica il quantitativo di denaro con cui i vari Paesi possono finanziare le proprie spese. Lo si è visto di recente proprio coi titoli pubblici italiani, con alcune emissioni le quali sono state decise in via straordinaria proprio al fine di far fronte al crollo del Prodotto Interno Lordo (Pil) causato dalla pandemia di Covid-19 in atto.

In pratica, venendo a mancare i soldi delle tasse, lo Stato italiano ha deciso di ricorrere all’emissione di un surplus di titoli del debito pubblico. Stampando quindi denaro il quale non ha creato ricchezza, bensì turato una falla.

Stampare soldi non crea ricchezza: il caso del Venezuela

Da quanto abbiamo detto sinora, sembra abbastanza chiaro come stampare denaro non crei ricchezza, ma serva invece a far funzionare gli scambi economici in grado di farlo. Il benessere che ne consegue è in realtà il risultato di un processo decisionale, nel quale il denaro è solo un fattore neanche molto importante.

Per capirlo basterebbe fare il caso del Venezuela. Paese ormai da anni sottoposto ad un durissimo embargo da parte di Stati Uniti e alleati. Con conseguenze devastanti per la sua moneta, il bolivar, che perde potere d’acquisto non appena riscosso sotto forma di stipendi e pensioni. Costringendo il governo centrale ad emettere grandi quantità di denaro.

Dal quale, però, non dipende certo la ricchezza del Paese, che è invece da ravvisare nei giacimenti di petrolio e nelle risorse minerarie le quali, secondo molti osservatori, rappresentano il vero obiettivo dell’embargo. Paese ricco, ma moneta debolissima: sembra un vero controsenso, il quale aiuta però a capire come il denaro, in definitiva non rappresenti nulla di più di una convenzione.

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