L’economia statunitense è la più grande a livello globale. Per capirne l’importanza, basta ricordare come nella classifica delle 10 società più capitalizzate in Borsa, ben 6 siano attualmente statunitensi. Quali sono le aziende statunitensi in questione? Andiamo a vederle più da vicino.
Berkshire Hathaway
Il sesto posto vede un grande nome della finanza, ovvero Berkshire Hathaway, la società che opera nel settore delle assicurazioni, dei servizi finanziari e degli investimenti. Quotata al NYSE, è attualmente a quota 445,76 miliardi di dollari.
Si tratta della holding presieduta da Warren Buffett, l’Oracolo di Omaha, una vera e propria leggenda della finanza a stelle e strisce. Proprio grazie alle sue intuizioni, l’azienda è riuscita a diventare un gigante in alcuni dei settori chiave dell’economia statunitense.
Facebook Inc.
Al quinto posto della classifica statunitense troviamo il social media più famoso in assoluto, Facebook. Il suo lancio, nel 2004, ha segnato praticamente un’epoca e fatto diventare il suo fondatore, Mark Zuckerberg, uno degli uomini più potenti del mondo.
La sua capitalizzazione sul Nasdaq è attualmente stimata in 455,35 miliardi di dollari e le dimensioni dell’azienda sembrano destinate a crescere. Tanto da fare paura al potere politico statunitense, soprattutto per un uso estremamente disinvolto dei dati da parte di Facebook.
Incappata nello scandalo Cambridge Analytica, l’azienda è ora praticamente sotto la lente d’ingrandimento di tutte le istituzioni statunitensi.
Lo è ancora di più da quando ha esternato le sue pulsioni egemoniche con Libra, la criptovaluta che dovrebbe fungere da propellente per i pagamenti del social network. Un progetto visto con aperto fastidio dalla politica statunitense, come ha dimostrato la richiesta di Justine Waters, presidentessa della Commissione Servizi finanziari della Camera, di stoppare il progetto.
Alphabet Inc.
Si scrive Alphabet, si legge Google. E’ infatti la società che ingloba il celebre motore di ricerca e una serie di altri marchi che sono ormai parte integrande della nostra vita di ogni giorno, ovvero Youtube, Gmail, Google Maps e altre.
Il suo totale è stimato al Nasdaq per 782,93 miliardi di dollari e potrebbe continuare a crescere proprio per il fatto di essere riuscita a navigare in maniera meno conflittuale rispetto a Facebook. Può quindi dare vita a progetti di larga portata, che hanno il pregio di non destare troppi sospetti nella politica statunitense.
Mentre non ha mancato di destare polemiche per la sua eccessiva disinvoltura nelle pratiche commerciali. Basti ricordare le multe miliardarie collezionate in particolare con Adsense, la piattaforma che gestisce la pubblicità su Google.
L’ultima, da parte dell’Unione Europea, è stata elevata lo scorso anno e ammonta a quasi un miliardo e mezzo. Poco se si pensa che già ce n’erano state due, sempre dell’UE, da 4,34 miliardi di euro, per il sistema operativo Android, e da 2,4 miliardi per i servizi di comparazione e shopping.
Rimangono inoltre in piedi i contenziosi con molti Paesi in cui Google continua a pagare importi irrisori e che potrebbero portare a loro volta in porto una tassa in grado di costringere l’azienda a pagare il giusto.
Amazon
La terza posizione va al gigante dell’e-commerce Amazon, che si trova ormai a ridosso del miliardo di dollari (954,82 miliardi di dollari) in termini di capitalizzazione presso il Nasdaq.
La creatura di Jeff Bezos sembra praticamente inarrestabile nella sua scalata al vertice, tanto da creare non poche preoccupazioni nelle istituzioni, in quanto sta praticamente distruggendo ogni forma di concorrenza.
In particolare è Donald Trump a guardare con sospetto a Bezos e cercare di contrastarne ambizioni giudicate pericolose per l’intero sistema.
Va peraltro sottolineato come con la crisi indotta dal coronavirus la posizione di Amazon potrebbe ulteriormente consolidarsi, a scapito di una concorrenza letteralmente annichilita, almeno sul suolo statunitense.
L’unico reale concorrente sembra in questo momento il gigante cinese Alibaba e sembra un controsenso poter pensare che la politica a stelle e strisce faccia il tifo per una società che è considerato il simbolo del Paese che ambisce a sostituire gli stessi USA nella leadership globale. Eppure potrebbe accadere, se Bezos non saprà imporsi dei limiti.
Apple Inc.
Al secondo posto troviamo un altro simbolo tecnologico, ovvero Apple, la società fondata da Steve Jobs che capitalizza al momento 1110 miliardi di dollari presso il Nasdaq.
Se la sua scalata è stata inizialmente fondata sulla produzione di personal computer e prodotti informatici, in questo momento sono gli smartphone a consegnare all’azienda di Cupertino una posizione di grande forza.
Il problema, in questo caso, sta proprio nel fatto che il settore inizia a dare notevoli segnali di cedimento, con i consumatori che non sembrano più propensi come un tempo a cambiare in continuazione il proprio modello in favore dei nuovi arrivi. Una evoluzione che costringe Apple a cercare nuove strade per poter continuare a detenere una posizione come quella attuale.
Microsoft Corporation
In cima alla piramide delle aziende statunitensi più quotate troviamo Microsoft. La società di Redmond capitalizza in questo momento 1170 miliardi dollari e si propone di continuare a detenere un primo posto che si fonda sull’identificazione con Windows, il sistema operativo che ha letteralmente mutato la vita di tutti i giorni a chi coi personal computer intrattiene un rapporto intenso.
Anche in questo caso la sua forza tende a diventare non solo dominante, ma anche a fare da fonte per un abuso a danno della concorrenza, come dimostrano le tante multe elevate dall’UE nei suoi confronti. In particolare quella da 899 milioni di euro risalente al 2008, quando a provocare la risposta continentale fu l’abuso di posizione dominante reso possibile dal suo browser Explorer.