Sofferenze bancarie ancora ferme

Sofferenze bancarie ancora ferme

Sofferenze bancarie

A sorpresa, le sofferenze bancarie in Italia non hanno dato vita all’aumento che pure ci si sarebbe potuti attendere dopo il lockdown, quando un gran numero di famiglie è entrata in una fase di prolungata difficoltà economica.
Un dato il quale, unito a quello relativo al risparmio privato, fa capire come la narrazione dei Paesi frugali (a loro volta spesso pieni di debiti privati) sulle cicale italiane sia una clamorosa bufala.

Il rapporto mensile di ABI

A rivelare quanto sta accadendo in tema di sofferenze è il consueto bollettino mensile pubblicato dall’Associazione Bancaria Italiana. Le sofferenze nette, ovvero il dato che emerge al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, a maggio si sono infatti attestate a quota 26,2 miliardi di euro. Un calo notevole rispetto ai 32,6 miliardi di maggio 2019 (-6,4 miliardi pari a -19,5%) e ai 50,8 miliardi di maggio 2018 (-24,6 miliardi pari a -48,4%). Inoltre il dato di maggio è praticamente in linea con quello messo a segno nel mese precedente quando le sofferenze nette erano pari a 26,209 miliardi.

Una tendenza consolidata

I dati di maggio vanno in pratica a confermare un trend il quale vede la notevole riduzione delle sofferenze bancarie. Le quali, dopo aver raggiunto l’apice a novembre 2015, quando si erano attestate a quota 88,8 miliardi, hanno dato vita ad una riduzione di oltre 62 miliardi, pari a -70,5%.
Ancora il rapporto ABI va ad evidenziare come il rapporto tra le sofferenze nette e gli  impieghi totali sia ora dell’1,51%, contro l’1,87% di maggio 2019, il 2,93% del maggio 2018 e il 4,89% a novembre 2015.
Tanto da aver praticamente reso inutile, almeno per ora, la discussione su una bad bank statale in cui riversare i crediti deteriorati che erano diventati una norma dopo il crac seguito nel 2008 allo scoppio della bolla dei mutui Subprime.

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