Tesla è un vero e proprio fenomeno. O forse sarebbe più opportuno definirla un caso. Se è vero, infatti, che l’azienda fondata e guidata da Elon Musk sta macinando dati impressionanti a Wall Street, anche quando cade, non lo è di meno il fatto che sono sempre di più le voci che esortano gli investitori a fare molta attenzione, se intendono puntarci sopra i propri soldi. Andiamo a vedere perché.
La crescita di Tesla in termini di capitalizzazione
Nel corso degli ultimi mesi, Tesla ha più volte fatto parlare di sé. Prima superando Volkswagen, sul podio delle cause automobilistiche più grandi a livello globale, poi scalzando dal gradino più alto Toyota.
Un sorpasso reso ancora più clamoroso dal fatto che le vendite di Tesla non sono neanche lontanamente paragonabili, per ora, a quelle dei marchi concorrenti.
Sono i dati, del resto, a far capire come si tratti di una sorta di assurdità. Nel corso del 2019 la società californiana ha venduto circa 368mila vetture, ovvero 30 volte meno di Volkswagen. Mentre il suo fatturato è attestato a quota 23 miliardi di dollari, in pratica un decimo rispetto a quello vantato dai suoi due maggiori concorrenti.
Una crescita impetuosa: troppo?
Nel corso degli ultimi dodici mesi, la quotazione di Tesla è aumentata nell’ordine del 667,48%! Una crescita sin troppo fragorosa, per non destare inquietudine. Non è in effetti il primo caso in cui una azienda riesce a dare vita ad un rally di questo genere.
Solitamente, però, tali incrementi sono molto rari in un settore come quello automobilistico. A dire il vero qualcuno considera Tesla una azienda tecnologica, ma anche in tal caso si tratterebbe di un caso abbastanza clamoroso.
Tesla è una nuova bolla in attesa di esplodere?
Negli ultimi giorni, il brand californiano è tornato a far discutere quando ha perso un quinto del suo valore borsistico in una sola seduta. A conferma di quanto del resto ammesso proprio da Elon Musk, il quale aveva affermato di ritenere sopravvalutato il titolo Tesla. Un comportamento peraltro molto criticato dagli osservatori, in quanto interpretato come un tentativo di indirizzare i mercati.
Il problema è da ravvisare proprio nella crescita del titolo. Troppo forte se raffrontata ai dati reali. Tesla, infatti, più volte si è trovata ad affrontare notevoli problemi commerciali, anche nel recente passato. Legati ad una catena di vendita incapace di tenere fede agli impegni verso i clienti. Cui vanno aggiunti problemi di non poco conto come quelli relativi alle batterie che alimentano i modelli della casa.
Le nubi si addensano su Palo Alto
Nel mese di luglio, Tesla è entrata nel mirino della National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA), l’agenzia del Ministero dei Trasporti statunitense che si occupa di sicurezza stradale. Avrebbe infatti taciuto i gravi problemi riscontrati al sistema di raffreddamento delle batterie di Model S.
Lo scandalo è trapelato a seguito della pubblicazione delle e-mail aziendali da parte di Business Insider, riproposte poi dal Los Angeles Times. Missive risalenti al periodo compreso tra il 2012 e il 2016 le quali dimostrano come la casa abbia equipaggiato consapevolmente le proprie auto con componenti potenzialmente difettosi. Le perdite dai condotti del refrigerante sono infatti in grado di danneggiare irrimediabilmente gli accumulatori, e nella peggiore delle ipotesi, dare luogo a principi d’incendio.
I dubbi sono sempre più forti
Lo stesso Business Insider, poi, ha deciso di affrontare il toro per le corna. Lo ha fatto consultando tre analisti, per cercare di capire meglio la questione Tesla.
Il primo è Toni Sacconaghi, della società di analisi Bernstein, ormai da tempo scettico sull’azienda californiana. Il quale ha ribadito il suo convincimento su un crollo di Tesla. Derivante dai costi crescenti per il nuovo impianto di Shanghai, dalla domanda in calo e dalla possibilità che il nuovo Modello Y finisca con il cannibalizzare le vendite del Modello 3, invece che sommarsi. Il secondo motivo sembra però superato dai fatti, con la crescita della domanda fatta registrare negli ultimi mesi.
Il secondo è Daniel Ives, di Wedbush, secondo il quale molto del futuro dell’azienda dipenderà dalla forza della domanda in Cina e in Europa. Alla luce della guerra commerciale in atto tra Trump ed entrambi i mercati, i dubbi sono molti.
Infine gli analisti della società New Street, infine, i più ottimisti nei confronti di Tesla, di cui sostengono da tempo le potenzialità. Tali da tradursi in una forte crescita del titolo in Borsa.
Resta solo da vedere chi avrà effettivamente indovinato un pronostico che, alla luce di quanto detto, non è facile da formulare. Soprattutto alla luce di una situazione come quella innescata dalla pandemia di Covid, che ha letteralmente coventrizzato l’automotive.